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Centro Perfetto: Centro Perfetto, #1
Centro Perfetto: Centro Perfetto, #1
Centro Perfetto: Centro Perfetto, #1
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Centro Perfetto: Centro Perfetto, #1

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Centro Perfetto

Quando gli attentatori suicidi non sono dei fanatici religiosi!

Quando un kamikaze si fa esplodere allo Sheherazade, un grande magazzino di Baghdad, la reazione delle autorità irachene è di considerarlo un normale atto di terrorismo e assegnare il caso al capitano Allawi della polizia nazionale irachena.

Mentre ispeziona abitualmente le riprese video delle telecamere di sicurezza, un giovane poliziotto con la vista acuta nota che l’attentatore suicida non è quello che vuole far credere, e questo da una svolta all’indagine in una direzione che nessuno aveva mai considerato possibile prima.

Le conseguenze di questa nuova forma di terrorismo sono terribili.

Poi, in un breve lasso di tempo, si verificano altri sei crimini che coinvolgono attentatori suicidi, inspiegabili a meno che non siano visti alla stessa luce dell’attentato di Baghdad. Questo porta le forze di polizia di Marsiglia, Essen, Belfast, New York, Londra e Los Boliches a lavorare insieme sotto l’egida dell’Interpol per mettere fine a questa nuova banda criminale.

Una svolta arriva quando la polizia si rende conto che ci sono diversi moventi per gli attentati suicidi, ma dal momento che i colpevoli sono imprevedibili, arrestarli diventa impossibile.

L’unica tattica percorribile è concentrarsi sul metodo di ricerca degli attentatori, anche se ovviamente muoiono tutti nelle incursioni. Il caso inizia a sembrare senza speranza.

Nonostante numerose piccole svolte, le forze di polizia congiunte, a capo del capitano Allawi, non riescono a compiere importanti progressi, quindi chiedono al governo cinese l’assistenza dei loro esperti di Internet, perché si ritiene che siano i migliori al mondo.

I cinesi, con l’ausilio delle autorità lettoni e argentine, rintracciano il probabile quartier generale della banda nell’Inghilterra occidentale, e quando i loro omologhi britannici esaminano i dati riescono a localizzare con precisione nel Galles occidentale la roccaforte dell’organizzazione criminale.

A causa dello stile, della pianificazione e della precisione degli attacchi le forze dell’ordine si rendono conto che negli attentati sono coinvolti degli ex-militari, quindi viene deciso di inviare i militari della SAS a Hereford.

La SAS restringe il loro campo d’azione a una fattoria solitaria situata fuori St. David a Pembroke, nel sud-ovest del Galles, dove si svolge la battaglia finale per eliminare i capi della banda.

Centro Perfetto è un thriller d’azione dal ritmo incalzante che vi terrà col fiato sospeso fino alla fine. La storia si svolge in nove paesi e dozzine di città.

Tuttavia, come si suol dire, se vengono chiamati quelli della SAS, le cose si stanno facendo serie!

LanguageItaliano
Release dateMay 6, 2022
ISBN9781547598731
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    Centro Perfetto - Owen Jones

    CENTRO PERFETTO

    Quando gli attentatori suicidi non sono dei fanatici religiosi!

    Owen Jones

    DEDICA

    A mia moglie, Pranom Jones, che fa un ottimo lavoro nel rendermi la vita più allettante.

    Il karma ripagherà tutti con la giusta moneta.

    CITAZIONI

    Non credere solo perché lo hai sentito dire.

    Non credere solo perché molti ne hanno parlato e chiacchierato.

    Non credere semplicemente perché è scritto nei libri sacri.

    Non credere semplicemente all’autorità dei tuoi maestri e degli anziani.

    Non credere alle tradizioni solo perché sono state tramandate da generazioni.

    Dopo l’osservazione e l’analisi, se concorda con la ragione e conduce al bene e al beneficio di tutti e di ciascuno, solo allora accettalo e vivi secondo i suoi principi.

    Gautama Buddha

    ––––––––

    O Grande Spirito, la cui voce sento nel vento, ascoltami.

    Rendimi saggio e forte.

    Fa che i miei occhi ammirino il tramonto rosso e oro. Fa che le mie mani rispettino ciò che Tu hai creato.

    Insegnami i segreti che hai nascosto in ogni foglia e sotto ogni sasso, come li hai insegnati per anni alla mia gente.

    Dammi la forza, non per essere superiore ai miei fratelli, ma per combattere il mio più grande nemico: me stesso.

    Fa che io sia sempre pronto a venire a Te, con mani pulite e occhi limpidi, così che quando la vita svanisce come la luce al tramonto, il mio spirito possa venite a Te senza vergogna.

    (Basata su una preghiera tradizionale Sioux)

    ––––––––

    INDICE

    Ringraziamenti

    1 Lo Sheherazade di Baghdad

    2 Birmingham, Alabama

    3 Peckham, London

    4 Il primo lavoro per Genaro

    5 Tra una missione e l’altra

    6 La rapina al treno, Essen

    7 Marsiglia

    8 La rete

    9 Slaintie, Belfast

    10 Il lascito di Peter

    11 Thailandia

    12 L’amante respinto, New York

    13 Indagini di polizia

    14 L’attacco terroristico a Londra

    15 Il Tall Man di Los Boliches

    16 Crazy Dave, St. David 

    17 Il Master Mariner, Barry

    18 Epilogo

    L’autore

    Gli esclusi – Capitolo uno

    RINGRAZIAMENTI

    Desidero esprimere tutta la mia gratitudine a mio fratello, Rhys Jones, per tutti i suggerimenti e consigli, e al mio amico e co-autore, Lord David Prosser per le sue idee sulla cover e il suo incoraggiamento.

    CONTATTI

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    1. LO SHEHERAZADE DI BAGHDAD

    Tony era terrorizzato, ma quella era la sua unica opzione. Sapeva che, nel giro di pochi minuti, ce ne sarebbero stati molti altri di gran lunga più terrorizzati di quanto lo fosse lui in quel momento.

    Aveva un programma da seguire e lo aveva memorizzato fin nei minimi dettagli. Vide il grande orologio sul muro verso il quale doveva farsi strada, osservò i secondi che ticchettavano sul quadrante e fece dei respiri profondi per calmarsi, non era un giorno particolarmente caldo, ma stava sudando copiosamente, così prese il fazzoletto dalla tasca interna della giacca e si fermò davanti a uno specchio per tamponarsi la faccia.

    Stava cominciando a calmarsi, il Valium iniziava a far effetto. Non credeva sarebbe stato così facile. Aveva ancora un centinaio di metri da percorrere e quindici minuti per farlo. Si aggirò per il negozio, guardando gli appendiabiti con i vestiti, si chiese se tutto quello avrebbe più avuto importanza, e se avrebbe mai potuto averne. Camicie, pantaloni, completi, profumeria per uomo. Li sfiorò, come avrebbe fatto con un fiore. Salì le scale mobili per raggiungere il reparto donna e percorse i corridoi diretto al reparto gioielli. Conosceva la strada, aveva provato quel percorso decine di volte.

    A due minuti dalla fine, sentì il battito del suo cuore accelerare. Aspetta ancora qualche secondo, non avvicinarti subito agli espositori, gli era stato detto. Gli era stata data una linea da non superare, giusto a un metro dalle vetrinette espositive. Rimase al suo posto, un punto in cui due sezioni del tappeto del corridoio si univano e finse di leggere un cartellone pubblicitario.

    Ancora quindici secondi. Si guardò intorno con una profonda tristezza negli occhi.

    Dieci secondi. Incrociò lo sguardo di una commessa che si stava avvicinando cercando di dissuaderla. No, non aveva bisogno d’aiuto.

    Cinque secondi. Lei gli stava rivolgendo la parola, ma lui non la stava ascoltando.

    Quattro, tre, due, uno...

    Zero.

    Boom.

    Lei non lo sentì chiederle scusa, ma tanto né lei né Tony esistevano più in questo mondo.

    Dopo l’assordante esplosione, ci fu un completo silenzio per diversi secondi, poi iniziarono le urla. La gente gridava, piangeva e scappava per salvarsi la vita, almeno quelli che erano ancora in grado di farlo. C’erano persone e pezzi di corpi sparsi dovunque e diversi incendi che si stavano propagando nell’area.

    Fumo e grida di dolore, odore di paura e Semtex, brandelli di Tony e della simpatica commessa attaccati al soffitto insieme ad altri pezzi di vestiti e clienti. L’allarme del grande magazzino iniziò a suonare e in pochi secondi si attivarono gli erogatori d’acqua del sistema antincendio.

    Degli uomini vestiti di nero arrivarono dalla scala di emergenza, ma non per aiutare i feriti, visto che imbracciavano delle mitragliatrici e non i kit medici del primo soccorso, non che comunque ci fosse qualcuno che potesse opporre resistenza.

    Il giorno dopo i giornali riportarono che almeno trenta persone erano state uccise e centocinquanta ferite nell’attentato suicida in un grande magazzino nel centro di Baghdad.

    Dai giornali e dalla televisione non si riuscì a sapere nulla di più, ma il mondo delle assicurazioni era in fermento alla notizia del furto di gioielli del negozio così come lo erano anche le principali agenzie di intelligence del mondo.

    Nella confusione erano stati rubati beni per ben dieci milioni e mezzo di dollari e non erano stati trovati indizi sugli autori della rapina. Tony era stato ripreso delle telecamere del circuito di sicurezza, ma era morto. Le telecamere avevano ripreso quello che era accaduto, ma con l’esplosione avevano smesso di funzionare. La rapina era stata attribuita a saccheggiatori, probabilmente personale addetto alla sicurezza e alle pulizie e non erano state date ulteriori spiegazioni.

    Non era una cosa insolita per la sicurezza e per il personale addetto alle pulizie rubare oggetti di valore che trovavano mentre svolgevano il loro sporco lavoro. Era considerato un benefit e nessuno si preoccupava davvero se le ricche compagnie di assicurazioni occidentali venivano defraudate, tanto altri ricconi ne avrebbero pagato il premio assicurativo, ma questo non importava a nessuno, né tanto meno alla polizia.

    La compassione era riservata solamente ai morti, ai mutilati e ai loro parenti, non ai proprietari dei negozi.

    Le due cose più evidenti dell’attentato suicida ai grandi magazzini Sheherazade erano state le sofferenze causate alla maggior parte delle persone del luogo e la quantità di ore straordinarie lavorate per ripulire il centro commerciale, renderlo nuovamente sicuro per riaprire.

    I danni che l’esplosione aveva provocato ai clienti e al personale erano stati orribili, ma il danno riportato dall’edificio, in sé, era trascurabile perché le pareti intorno al reparto gioielli erano rivestite di lastre di marmo e avevano resistito bene allo scoppio della bomba, che era stata progettata per uccidere e per mutilare, ma non per causare danni strutturali.

    L’involucro da sei millimetri di diametro che aveva avvolto la carica esplosiva era stato abbastanza forte da distruggere persone e vetrine di vetro temperato, ma non da far cadere muri o soffitti. Tuttavia, non molte persone ne erano al corrente, come non lo era stato Tony.

    L’inchiesta sull’esplosione iniziò immediatamente quel pomeriggio stesso, quando lo staff della sicurezza del negozio ebbe consegnato le registrazioni delle telecamere alla polizia in modo che potessero iniziare a cercare di rintracciare i responsabili.

    Le telecamere di sorveglianza erano montate su delle sfere glitterate molto evidenti, sei videocamere per ciascuna sfera, appese sul soffitto nei punti strategici del negozio, in modo che ogni angolo fosse coperto da una telecamera. Ogni telecamera veniva accesa per dieci secondi per poi passare a quella successiva. Le sfere erano state installate e il ciclo dell’accensione delle telecamere era stato impostato in modo che quasi tutti i punti del negozio fossero sotto osservazione per tutto il tempo, anche se da diverse angolazioni e da diversi punti focali.

    Gli agenti della Polizia Federale avevano riguardato la sequenza di immagini a partire dalla detonazione, in modo da avere un fotogramma dell’attentatore e poi avevano cercato il punto di entrata dell’uomo nel negozio. Una volta trovato, era stato abbastanza facile seguire tutti i suoi movimenti. Gli agenti erano d’accordo sul fatto che, con il senno di poi, sarebbe stato facile vedere che aveva qualcosa da nascondere, se non dal suo abbigliamento almeno dal suo modo di muoversi. Di certo non era sembrato essere imbottito.

    Sei agenti visionarono il filmato sia su uno schermo gigante che su uno più piccolo, perché sullo schermo grande l’immagine risultava troppo sgranata, sebbene i singoli fotogrammi potessero essere corretti in larga misura da un software realizzato appositamente.

    Guardarono l’uomo, di cui non conoscevano il nome, per quasi tutti i venti minuti che era rimasto nel grande magazzino a velocità normale, per poi riguardare il filmato al rallentatore.

    Più e più volte.

    Passarono tutta la notte a visionare il filmato, mentre esperti forensi di scene del crimine e altri ufficiali di polizia e dell’esercito avevano ispezionato le macabre conseguenze dell’attentato.

    All’alba, quattordici ore dopo, dovettero fermarsi e, a malincuore, tornare a casa per riposarsi. Il turno di notte prese il loro posto, facendo gli straordinari fino a quando il turno di giorno poté ritornare dopo le cinque ore di riposo. Guardarono e riguardarono il filmato, ancora e ancora, e presero appunti da condividere con i loro colleghi.

    Su una cosa entrambi i turni erano d’accordo: era evidente che l’attentatore era nervoso e l’ufficiale capo del turno di notte aveva stilato un promemoria per includere parti del video di sorveglianza nel nuovo video di addestramento destinato allo staff della sicurezza del negozio, per insegnare loro come individuare persone dal comportamento sospetto. Tuttavia, per tutto il resto erano rimasti sconcertati.

    Quando gli uomini del turno di giorno ripresero il lavoro, si sedettero davanti a un caffè e cominciarono a studiare il filmato al rallentatore.

    «Signore, fermi lì! Riavvolga di qualche secondo, per favore, adesso, un fotogramma alla volta e pronto a bloccarlo quando glielo dico,» disse una giovane poliziotta federale, «penso di aver visto qualcosa... Vede lì? L’assassino si è asciugato la fronte e guardi... C’è del marrone sul suo fazzoletto! O era molto polveroso ieri, o... Penso che il nostro uomo fosse truccato, del trucco da palcoscenico. Noi, o io almeno, abbiamo supposto che fosse un mediorientale, ma ora non ne sono più così sicura. Guardi, la sua fronte, ora è un po’ più bianca... a chiazze. Torni indietro e ripeta la sequenza, signore, per favore. Capisce quello che intendo?»

    «Potrebbe essere un europeo?»

    Guardarono e riguardarono quella sequenza del filmato per un numero impressionante di volte.

    «Suzette, potresti averci visto giusto,» disse il comandante della polizia federale Ali Allawi, «voi cosa ne pensate?»

    I più concordarono, alcuni con riluttanza.

    «Quindi il nostro attentatore potrebbe non essere arabo o addirittura non essere di queste parti. Ho notato che non ha gridato Allah Akbar! al momento della detonazione.»

    «Riesci a farci avere un primo piano nitido della sua faccia?»

    L’esperta informatica smanettò con alcune manopole e spostò alcuni cursori virtuali al fine di migliorare l’immagine fino a renderla la più chiara possibile.

    «Signore.»

    «Proiettalo su entrambi gli schermi e stampane una dozzina di copie ad alta risoluzione, per favore.»

    Gli agenti studiarono gli schermi e le stampe nei minimi dettagli.

    «Riesci a manipolare questa immagine, tenente? Prova a rimuovere quelle folte sopracciglia... E i baffi, e schiarisci la pelle, soprattutto intorno agli occhi. Ecco, un po’ più pallido, tipo nordeuropeo. Sì, ecco... Bene. Adesso mettigli i capelli marroni invece che neri, sì, così. Potrebbe sembrare europeo o di discendenza europea, un po’ tirata... Un po’ tanto tirata. Quelli della scientifica hanno trovato qualche brandello da usare per poterlo identificare?»

    «No, signore, non ancora. Non che io sappia. L’esplosione ha distrutto la sfera di telecamere più vicina, e il flash dell’esplosione ha sovraesposto le riprese delle altre telecamere nelle vicinanze, quindi non sappiamo dove siano volati i resti dell’attentatore, signore.»

    «Va bene, senti quelli di medicina legale e controlla.»

    «Sissignore! Lo faccio subito, signore! Quando ho chiamato quindici minuti fa mi hanno risposto che è stata una vera carneficina e che sarà quasi impossibile identificare chiunque fosse a meno di venti metri dall’attentatore. Hanno detto che è difficile controllare eventuali corrispondenze tra i DNA raccolti sulle pareti e sul soffitto a causa dei danni causati da fumo e dall’ inquinamento delle prove, signore.»

    «Va bene, tenente. Resta in contatto con loro e avvertimi appena succede qualcosa, giorno o notte che sia, in turno o meno, capito?»

    «Sissignore.»

    «Ok, ragazzi, per il resto del turno lavoreremo sul presupposto che l’attentatore fosse un europeo o un americano bianco. Lo inserirò nel registro delle indagini, ma per il momento è solo una speculazione, va bene? Questo non vuol dire, e lo ripeto di nuovo, questo non esclude assolutamente la possibilità che possa essere un terrorista arabo ad aver commesso questa atrocità per motivi politici o religiosi. Chissà cosa passa per la testa di qualcuno che è sul punto di incontrare Allah e portare un sacco di persone innocenti con lui. Forse si è semplicemente dimenticato di dire Allah Akbar. Forse non aveva sentito il bisogno di lavarsi la faccia quella mattina date le circostanze... Non precludetevi nessuna possibilità. Sto solo dicendo che per il resto di questo turno partiremo dall’idea di Suzette, presumiamo che sia europeo, o americano, diciamo europoide, e vediamo dove ci porta questa pista. Non c’è assolutamente alcuna prova storica su kamikaze europoidi. I bianchi bombardano, e fanno saltare in aria le persone, ma normalmente non si ammazzano nel farlo, almeno, non di proposito. Il nostro uomo è in missione e sta per morire. Se è un europeo, allora abbiamo a che fare con una nuova generazione di kamikaze che nessuno ha mai studiato prima. Domanda: quanti bianchi c’erano sulla scena al momento dell’esplosione? Qualcuno lo scopra. Vediamo quanti denti e frammenti di ossa non identificabili riusciamo a trovare. Fate fare il test del DNA a tutto. Vediamo se abbiamo parti di corpi non attribuibili alle vittime di origine europoide.»

    «La scientifica non ne sarà contenta, signore. Ci metteranno settimane, se non mesi.»

    «Non mi interessa. Non possiamo farne a meno, forse stiamo scoprendo qualcosa di importante. Una nuova organizzazione terroristica o un nuovo gruppo di schegge impazzite, anche se mi chiedo perché un europeo dovrebbe farsi esplodere in un grande magazzino iracheno?»

    «Non ha senso! I cristiani non fanno quel genere di cose semplicemente per dimostrare la propria tesi.»

    «Qualcuno ha rivendicato la responsabilità dell’attentato?»

    «No signore. Nulla, da nessuna delle solite fonti.»

    «Hai telefonato alle nostre fonti e glielo hai domandato?»

    «Lo stanno facendo proprio ora, signore, e anche gli ufficiali stanno spremendo i loro informatori, ma niente... Almeno non ancora.»

    Gli uomini in nero avevano saccheggiato i banchi della gioielleria, la maggior parte dei quali era stata danneggiata nell’esplosione e non avrebbero resistito nemmeno a un calcio, altri erano stati distrutti con le mitragliatrici. Gli otto uomini avevano preso tutto quello su cui erano riusciti a mettere le mani negli otto minuti che si erano concessi.

    Uno di guardia sul pianerottolo delle scale aveva lanciato delle granate accecanti a intervalli irregolari per impedire alle persone di salire o scendere mentre gli ascensori e le scale mobili erano stati disattivati.

    Non avrebbero dovuto ferire nessuno, ma erano disposti a farlo, se fosse stato necessario. Dato che si trovavano solo al secondo piano, non era stato un problema gettarsi fuori da una delle grandi finestre e calarsi con delle corde nei due grandi camion scoperti che li stavano aspettando nel vicolo sottostante.

    I camion erano ripartiti in direzioni opposte, per avere meno possibilità di venire bloccati entrambi. Comunque, erano pesantemente armati e ogni veicolo era munito di lanciarazzi. Erano riusciti a scappare sani e salvi senza incidenti, e scambiarono i camion per dei furgoni senza insegne e con motori truccati, subito dopo aver lasciato lo Sheherazade.

    Tutti i malviventi, eccetto Tony, erano al sicuro nel loro nascondiglio, la villa del loro capo, un’ora dopo l’esplosione.

    «Allora, Mustapha, è andato tutto secondo i piani?»

    «Sì, signore. Abbiamo la merce, nessun conflitto a fuoco o perdite di vite da parte nostra. Il suo piano ha decisamente funzionato, signore.»

    «Sì, era infallibile perché era semplice. Ho guardato tutto fino al momento dell’esplosione dalla telecamera piazzata sull’uomo bomba su quel monitor, e ho visionato tutta l’operazione ripresa dalla videocamera sul tuo casco. Ho visto tutto. Più di quello che potevi vedere tu. Il filmato della tua action cam era un po’ distorto, forse a causa della velocità con cui ti stavi muovendo, suppongo.»

    Mustapha non voleva contraddire il suo potente capo, quindi lasciò correre.

    «Probabilmente, signore,» disse, pensando che quella fosse la causa meno probabile dell’interferenza, ma non era sicuro di quale potesse esserne la ragione, a meno che non fosse dovuto al cortocircuito elettrico delle telecamere di sorveglianza aeree, come sospettava.

    «Tu e la tua squadra avete operato bene, Mustapha, e io non lo dimenticò. Per favore, estendi le mie congratulazioni ai tuoi uomini e sappi che ho dato ordini di allestire le solite celebrazioni del dopo missione. Ve le siete meritate.»

    «Grazie, signore, lo dirò agli uomini.»

    «Questo è tutto per ora, Mustapha, riposati e goditi la serata.»

    «Sì, signore.» Mustapha salutò il suo capo e lasciò la stanza.

    Quando se ne fu andato, il Capo prese il cellulare e digitò una serie di numeri.

    «La nostra squadra ha vinto! Speriamo che vincano anche il campionato.»

    «Bene, lo spero anch’io. Quando è in programma la prossima partita?»

    «Non ne sono ancora sicuro, penso tra qualche settimana, ma sarà una partita in trasferta. Forse dalle tue parti. Sarai in grado di sistemarci se ci andremo?»

    «Sì certo, penso di potermi organizzare. Mandami i dettagli di quando e in quanti verrete e vi sistemeremo tutti.»

    «Bene. Allora posso presumere che trasmetterai queste buone notizie ai nostri amici?»

    «Oh, certamente! A tutti piace essere latori di buone notizie. Spero di vederti presto.»

    «Lo farai, ne sono sicuro e spero lo stesso per te. Arrivederci.»

    «Pronto? Sì. È soddisfatto dei risultati, signore?»

    «Sì, tutto è andato perfettamente secondo i piani. Sono molto contento dei suoi servizi.»

    «Bene, sono contento di sentirglielo dire. Quindi, posso aspettarmi che lei adempia presto ai suoi obblighi?»

    «Sì, è già stato tutto organizzato. La sua compagnia dovrebbe ricevere una consegna dalla mia entro trenta minuti. In caso contrario, non esiti a contattarmi e risolverò immediatamente l’inconveniente. Il servizio può essere di nuovo disponibile?»

    «Con lo stesso preavviso?»

    «Non posso garantire nulla senza maggiori dettagli e prima della chiusura di questo contratto da parte sua, naturalmente.»

    «Sì, certo, capisco. Bene, sono più che soddisfatto dei suoi servizi. Tutto è stato organizzato, quindi per favore si aspetti presto un altro ordine da parte nostra.»

    «Come ordinate, così sarà fatto. Sono felice che sia stato soddisfatto dall’operato della nostra compagnia.»

    Subito dopo aver chiuso la telefonata si mise subito in contatto con la sua segretaria per assicurarsi che il pagamento dalla Svizzera venisse effettuato.

    Non voleva mandare a puttane le relazioni con quel fornitore.

    Una banca svizzera depositò, senza fare troppo chiasso, un milione e cinquecentomila dollari in un conto corrente e cinquecentomila in un altro.

    «È stata un’altra operazione di successo, Bob.»

    «Sì, signore, così sembra.»

    «Non c’è bisogno che mi chiami ancora signore, Bob, quei giorni sono ormai lontani e ti ho chiesto di chiamarmi Gareg più di una volta.»

    «Sì, signore, è vero. Scusa, ma le vecchie abitudini sono dure a morire. Mi dispiace, signor... Gareg.»

    «Cristo, Bob Signor Gareg è anche peggio!» disse scherzando.

    «Sì, ehm, Gareg, forse un giorno mi ci abituerò.»

    «Lo spero. Cerca di rilassarti un po’, non siamo più nell’esercito e sono passati secoli da allora. Cinque anni per te e dieci per me, credo, o no?»

    «Sì, sig... ehm, Gareg. Ho lasciato l’esercito quattro anni fa e ti sarò sempre grato per avermi cercato e dato un lavoro. Ero così preoccupato di finire nel dimenticatoio, come tanti vecchi soldati.»

    «Sì, beh, non avrei mai permesso che ti accadesse una cosa del genere non dopo tutto quello che abbiamo passato insieme.»

    «Certo, signore, voglio dire, ehm, Gareg, mi hai salvato la vita, non c’è nulla da dire al riguardo. Io e la mia signora eravamo preoccupati per quello che avrei fatto dopo il mio congedo, ma qui con te guadagno tre volte di più rispetto a prima, e continuo a percepire la mia pensione. Se solo la povera Jenny fosse qui per goderne i benefici. Sono in debito con te e lo sarò sempre.»

    «Adesso basta, apriamo una bottiglia di scotch e festeggiamo un’altra missione ben riuscita, o preferisci andare in città e goderti qualche pinta di birra?»

    «Come preferisci, signore, in entrambi i casi a me va bene.»

    «Ok, facciamo qualcosa di diverso e andiamo in città. Vediamo chi c’è in giro. Possiamo sempre tornare indietro se è troppo tranquillo.»

    «Perfetto, vado a prendere l’auto. La Mercedes o la Bentley?»

    «Oh, meglio la Bentley stasera. Se beviamo troppo, sai quanto la polizia si impressiona davanti a una Bentley. Inoltre, potremmo anche essere fortunati, non si sa mai.»

    Mentre lasciavano la fattoria di buon umore, un medico di Birmingham, in Alabama, stava cercando di mettersi in contatto con loro, ma erano già in fase baldoria e nulla più importava.

    Avrebbe sicuramente richiamato. Nel

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